Dobbiamo la nostra longevità di specie all'incredibile capacità che abbiamo di risorgere dalle peggiori catastrofi e non dubito che il 31/12/1917 nelle trincee dolomitiche i soldati di entrambi i fronti, intabarrati e coi fucili a tracolla, levassero alte le gavette piene di acqua gelata e si auguravano 'Buon Anno Nuovo- con tanta più forza e augurale disperazione quanto più la tragedia che avevano davanti agli occhi di compagni feriti e i corpi straziati gli rendeva evidente che nessun augurio avrebbe risolto al meglio quella guerra e se sarebbero individualmente sopravvissuti agli assalti del giorno dopo.
Così, ierisera, riuniti in piccoli gruppi tribali nelle case e nelle piazze, abbiamo levato i calici e brindato colle bottiglie di vino di sempre alla facciaccia della crisi globale che ci attanaglia e moltissimi giovani, camminavano ierinotte, intorno alle 3, diretti alla stazione e si inventavano una felicità illusoria ad onta della precarietà del loro lavoro e alla cassa integrazione del padre o della madre.
Così, dal fondo delle molte catastrofi della Storia a cui siamo sopravvissuti, mi sento di poter predire che 'ce la faremo' e 'ne usciremo' in un modo che non ci è ancora chiaro -forse meno ricchi, ma più 'lenti' e avendo imparato a declinare le azioni meritevoli e i pensieri di una 'decrescita felice' e discenderemo ancora le nostre piste da sci e ancora viaggeremo e ameremo qualcuno che ci riamerà. E perfino i 'nemici' non saranno più tali, chissà.
Buonissimo Anno Nuovo a tutti. Proprio a tutti, neh.
Fate i buoni o, se proprio non vi riesce, abbassate le vostre lance puntate contro il nemico vostro immaginario e chiedetevi:' Che cosa succederebbe se provassi a disfarmene?'
Già il chiederselo è un 'Buonissimo Inizio', credete ammè.
finirà, credete ammè
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